La neurochimica al servizio del Coaching
- puntogestaltpegasus
- 6 giorni fa
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di Manuel Verardo

Abstract: Il presente lavoro esplora la connessione tra i processi neurochimici e le tecniche di Coaching, con l’obiettivo di comprendere in che modo l’attivazione di determinate sostanze influenzi il cambiamento comportamentale nel Coachee. Attraverso un’analisi interdisciplinare che integra studi di neuroscienze, Coaching e Counseling, viene evidenziato il ruolo centrale di dopamina, serotonina, ossitocina, endorfine, testosterone e cortisolo nei processi di apprendimento, gratificazione, gestione dello stress e focalizzazione dell’obiettivo. I risultati suggeriscono che un Coaching consapevole delle dinamiche neurochimiche può potenziare l’efficacia dell’intervento, favorendo cambiamenti duraturi e un miglioramento del benessere individuale.
Perché parlare di neurochimica nel Coaching?
Ha senso approfondire ed integrare questa interessante branca delle neuroscienze nell’ambito del Coaching? La risposta è ovviamente sì, e la scienza è chiara in questo: se da un lato la neurochimica influenza il comportamento, dall’altro alcuni comportamenti specifici possono sensibilmente modificarla, favorendo determinate risposte fisiche e psicologiche.
Come possiamo gestire al meglio una sessione di Coaching se il Coachee presenta alti livelli di stress? Oppure, come possiamo guidarlo verso l’obiettivo corretto se, ad esempio, l’elevata presenza di testosterone lo porta a compiere scelte impulsive e azzardate?
Il primo passo quindi stà nell’ identificare le sostanze, rilevabili dagli atteggiamenti corporei e non da parte del Coachee, e stabilire se siano funzionali o meno. Solo in seguito possiamo operare in modo mirato per favorire uno stato più desiderabile e utile al raggiungimento degli obiettivi.
Ho quindi preso in considerazione 6 sostanze, tra ormoni e neurotrasmettitori, che più di altre rivestono un ruolo chiave nello stato del cliente: cortisolo, ossitocina, endorfine, serotonina, testosterone e dopamina. Per ognuna, ho evidenziato gli effetti sul Coachee e possibili interventi di Coaching.
Cortisolo: lo stress come ostacolo
La prima sostanza considerata è il cortisolo, noto come l’ormone dello stress.
Il Coachee, può arrivare al percorso con livelli di cortisolo alterati, soprattutto se è in una fase di sovraccarico emotivo, burnout lavorativo, transizione importante (es. cambiamento, crisi, decisioni complesse), stress cronico o ansia da performance.
Per il Coach, questa informazione è cruciale: alti livelli di cortisolo riducono la capacità decisionale, la logica, la flessibilità e la pianificazione. Il cliente può apparire meno lucido, più impulsivo, affaticato, teso e demotivato. In realtà si trova in uno stato di iper-attivazione fisiologica, che ostacola la riflessione profonda. E’ quindi fondamentale che un primo intervento efficace di Coaching si basi su tecniche in grado di portare ad una significativa riduzione del cortisolo. Tecniche come la respirazione consapevole, la mindfulness, le visualizzazioni guidate e le pratiche gestaltiche di consapevolezza corporea in questa prima fase sono strumenti preziosi per il Coach.
Ossitocina e empatia
Questa particolare sostanza anche ai più nota come “ormone dell’amore” ha infatti un ruolo significativo nella riduzione del cortisolo, modulando il sistema limbico e riducendo l’attività dell’amigdala e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, e stimolando il sistema parasimpatico che dona uno stato di calma e rilassamento. Per aumentare naturalmente l’ossitocina nel cliente, un buon approccio empatico come l’ascolto attivo e un linguaggio ipnotico in grado di evocare ricordi positivi e situazioni piacevoli, giocano un ruolo fondamentale. Da questa premessa, l’approccio di Counseling Rogersiano si può quindi considerare il miglior modo per creare ossitocina e abbassare il cortisolo nel cliente grazie alla semplice figura di supporto empatica e non giudicante del Coach formato.
Serotonina: benessere e stabilità emotiva
Un ambiente positivo e di fiducia favorisce anche il rilascio di serotonina, fondamentale per uno stato d’animo stabile, motivato e resiliente, e che promuove motivazione, resilienza e fiducia durante il percorso di cambiamento.
In questo senso il Coach può incoraggiare lo sviluppo di nuove abitudini salutari come l’esercizio fisico, la meditazione, l’alimentazione corretta, il sonno regolare e l’esposizione alla luce solare che aumentano naturalmente i livelli di serotonina, supportando il benessere e la disciplina mentale. Altri importanti ed efficaci metodi che attivano i circuiti cerebrali legati alla serotonina sono:
· La ristrutturazione linguistica, grazie alla quale possiamo riformulare i pensieri negativi in modo costruttivo;
· Riconoscere i progressi, anche i più piccoli e festeggiarli;
· Avere una visione del futuro chiara e motivante;
· Porre l’accento sull’avere potere sulle proprie scelte, che attiva un senso di autoefficacia.

Endorfine: piacere e leggerezza
Le endorfine sono collegate alla soddisfazione e al piacere. Il Coach può stimolarle, a seconda delle proprie attitudini personali e a seconda della situazione, portando leggerezza, sorriso ed empatia nella relazione. Questo contribuisce a sciogliere tensioni, abbassare il cortisolo e migliorare lo stato emotivo del Coachee.
Una volta sciolte le tensioni e una volta creato un rapporto solido tra Coach e Coachee, è giunto il momento di dare una spinta significativa all’intervento facendo leva sulle ultime due sostanze che in questo articolo vado a considerare, ovvero testosterone e dopamina.
Testosterone: energia e azione
Il testosterone, presente in uomini e donne, è associato a energia, competitività, sicurezza e aggressività. Il Coach può stimolarne il rilascio aiutando il cliente a:
Prendere decisioni
Mettere confini
Dire di no in modo assertivo
Prendersi dei rischi
Il Coach aiuta a rompere la modalità “da vittima” e rafforzare il senso di identità ed azione, incoraggiando il Coachee a sfidare se stesso e a confrontarsi con gli altri in modo costruttivo, alimentando la motivazione a vincere. Portare il cliente a riflettere sulle proprie abilità che in passato lo hanno portato a vittorie e conquiste, ovvero quello che in gergo prende il nome di estrazione di risorse, e già di per sè un potentissimo strumento per la stimolazione testosteronica. Questo rafforza la percezione di potere personale e alimenta la motivazione all’azione.
Dopamina e motivazione
Completiamo il quadro con la dopamina, un neurotrasmettitore legato a motivazione, ricerca del piacere e della ricompensa, apprendimento, energia mentale. Il coach può usare strategie precise per attivare naturalmente il circuito dopaminergico nel cliente aumentando l'engagement e il senso di progressione e mantenere alta l’energia motivazionale nel tempo, tramite modelli di definizione e focalizzazione dell’obiettivo (SMART, EXACT, GROW e simili). Ogni micro-traguardo rilascia dopamina, e quindi ancora si sottolinea l’importanza di riconoscere e celebrare i risultati, per generare un ciclo virtuoso di ricompensa. Ruolo chiave in quest’ambito lo giocano ancora le visualizzazioni positive che spingono il cliente ad immedesimarsi in un futuro desiderabile, gioioso e finalmente libero dalle pressioni del presente.
Dove c’è chiarezza, desiderio e progresso visibile, c’è dopamina. E dove c’è dopamina, il Coaching diventa un potente motore di cambiamento.
Conclusione: il Coaching neurochimico
Un percorso di Coaching in questo senso si può quindi considerare un intervento mirato in primo luogo a ridurre i livelli di cortisolo iniziali, che mantengono il Coachee in una posizione di resistenza e disagio, attraverso la costruzione di una relazione stabile ed empatica che possa promuovere il rilascio di ossitocina, serotonina ed endorfine e normalizzando così in modo utile la neurochimica che come abbiamo visto sta alla base dei processi decisionali del cliente. In una seconda fase, il Coach potrà concentrarsi ad interventi mirati in grado di innalzare i livelli di dopamina e testosterone che spingono il cliente verso la potenziale situazione di benessere data dagli obiettivi fissati.
Non si può quindi prescindere dall’aspetto neurochimico per un approccio di Coaching: un Coach efficace non lavora solo sulla mente razionale ed emotiva, ma agisce anche sulla neurochimica del Coachee, facilitando uno stato neurofisiologico favorevole all’apprendimento, al coraggio e al cambiamento. Questo approccio integrato potenzia l’efficacia di ogni sessione.
Bibliografia
‘High on LIfe’ David JP Phillips
'La chimica segrete delle interazioni umane’ Paolo Borzacchiello

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📌165. Ben-Essere Live: La neurochimica al servizio del Coaching

Manuel Verardo
Ingegnere chimico con diploma in Abilità di Counseling e Coaching Cognitivo-Emotivo. Specializzato in intelligenza linguistica e apprendimento efficace. Docente di matematica, fisica, chimica e formatore. Diplomato in chitarra moderna, insegnante di musica e musicista. Membro del Team di Punto Gestalt Pegasus.
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