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Il Counseling  è uno spazio che:

  • ti aiuta ad ascoltarti, a riflettere, a conoscerti

  • ti permette di trasformare paure/difficoltà ed insicurezze in opportunità di consapevolezza e salute

  • ti accompagna nell’esplorazione delle tue potenzialità, capacità e risorse, mettendoti nella condizione di individuare  possibili alternative

  • ti consente di acquisire autonomia, responsabilità e consapevolezza nel divenire delle fasi della tua vita

  • ti aiuta a focalizzarti nel presente per un contatto pieno con l’esistenza

  • ti stimola a sviluppare il pensiero positivo

E’ un percorso che ti offre l’opportunità di creare armonia, coniugando gioia e dolore, ostacoli e risorse, bisogni e necessità, salute e disagio, paure e desideri.

Tale armonia è apertura verso la concreta realizzazione del benessere personale, collettivo, globale. Tale armonia  diventa apertura alla realizzazione autentica.

Delibera Comitato Scientifico Ass. PEGASUS del 21/9/2017

LA GESTALT

Gestalt, parola intraducibile dal tedesco, che abbraccia una grande varietà di concetti: figura, struttura, forma intera, configurazione. Lo scopo della Gestalt è di far scoprire, esplorare e sperimentare alla persona la sua propria forma, il suo modello, la sua interezza, integrando le parti.

La Gestalt è una disciplina affettivo-emotiva e una disciplina psico-corporea, che si prefigge di creare un adattamento creativo dell’organismo all’ambiente, identificando tutti i fenomeni di auto-bloccaggio e di resistenze a questo, nell’intento di aumentare il benessere dell’individuo, stimolando le risorse personali.

La teoria della Gestalt mira all’integrazione del corpo, dei sentimenti, del linguaggio e del comportamento attraverso l’uso delle metafore, delle immagini, della fantasia, lavorando con la postura , i movimenti del corpo, la messa in azione (amplificazione dell’esperienza vissuta), visualizzazioni e la piena espressione delle sensazioni che il corpo rimanda. La persona viene accettata nella sua interezza, cercando di far assumere con consapevolezza le responsabilità della ricerca del proprio benessere: la malattia non è causata da me, ma io ne sono “respons-abile”, accettando così l’unità di mente e corpo.

I metodi:

  • vivere le sensazioni e le emozioni nel “qui ed ora”, stare “con loro”, in modo da sperimentarle, riconoscerle e identificare tutte le modificazioni che il corpo può registrare nel momento stesso;

  • vivere il presente ed arrivare, eventualmente, al passato o al futuro, attraverso il qui ed ora;

  • amplificare (o ingigantire) il “sentito” del momento in modo da affrontare le emozioni di paura, rabbia, tristezza, vergogna o felicità nell’ambiente terapeutico, senza esserne sopraffatti, ma anzi mobilitando le risorse personali per finalità adattive;

  • non parlare di una cosa o di una persona ma parlare con esse, in modo da promuovere le emozioni, il sentito del momento e sviluppare l’immaginazione;

  • identificare, attraverso il monodramma, i personaggi chiave della propria vita in modo da “viverli” portando alla coscienza le emozioni del momento;

  • interpretare attraverso il gioco dei ruoli, le polarità della propria personalità (la parte che vuole o che non vuole - la parte razionale e quella emotiva - etc.) facendole dialogare alternativamente;

  • far parlare gli oggetti attivando così il proprio patrimonio emozionale;

  • stimolare l’immaginario e uscire dalla chiusura emozionale attraverso il sogno da sveglio guidato;

  • interpretare, attraverso il movimento del corpo, il sentito del momento;

  • promuovere l’autoresponsabilizzazione acquisendo la capacità di problem-solving e di decision making.

 

Edaordo Giusti nella presentazione del libro di P. Clarkson “Gestalt Counseling” , ha riassunto alcuni principi che la psicoterapia della Gestalt ha insegnato:

  • le emozioni non sempre sono controllabili dalla volontà;

  • non sempre abbiamo la responsabilità di ciò che sentiamo;

  • noi siamo sempre responsabili di ciò che facciamo, indipendentemente da ciò che sentiamo;

  • possiamo determinare al meglio le nostre azioni se abbiamo la piena consapevolezza di ciò che ci circonda;

  • possiamo raggiungere diversi obiettivi indipendentemente da ciò che sentiamo;

  • ogni momento è unico e tutti noi siamo immersi in un processo di cambiamento;

  • il mondo reale risponde soltanto alle nostre azioni e non alla nostra volontà o alle nostre emozioni;

  • il cuore della psicoterapia della Gestalt sta nella teoria paradossale del cambiamento

 

IPNOSI 

COSA E’

Lo stato di coscienza  alterata o modificata è una condizione intermedia tra lo stato di veglia e lo stato di sonno. La persona ipnotizzata reagisce in modo da essere profondamente legata a chi ha indotto in lei questo stato, e crea una sorta di legame profondo con l’ipnotista, tanto da ascoltare quasi esclusivamente la sua voce. È un momento in cui la mente inconscia elabora esperienze avute nello stato di veglia. Si tratta di una sorta di allenamento per ripetizione, mirato alla creazione di uno schema a livello neurologico per quanto si è appreso.

A COSA SERVE

Fare ipnosi significa aiutare le persone a pensare in un modo diverso, cambiare il modo in cui si sentivano prima, superare dipendenze fisiche, sviluppare amnesie per cose dolorose, smettere di rivivere il passato all’infinito. Quando ci troviamo in uno stato di coscienza diverso dalla abituale condizione di veglia, impariamo molto meglio.  Tutto nasce dall’ osservazione che molte persone sviluppano idee brillanti o trovano soluzioni ai problemi durante il sonno oppure in stati di profondo rilassamento o meditazione.

In corso di ipnosi avvengono, a livello cerebrale, modificazioni dell'attività elettrica che si estendono anche al sistema nervoso periferico. In particolare viene attivato l'emisfero cerebrale destro con stimolazione delle capacità immaginative, dei ricordi e delle emozioni e viene inibito l'emisfero sinistro che è il depositario dell' elaborazione razionale degli stimoli

Il campo di applicazione è molto vasto e va dalle malattie psico-somatiche in generale ( colon irritabile, asma, disturbi respiratori o digestivi ) ai disturbi del comportamento alimentare, all' obesità, alla terapia del dolore, alle fobie, agli attacchi di panico, al tabagismo.

 Parole chiave: comunicazione, sequenza, connessione, stato di coscienza modificata (s.c.m.)

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IPNOSI E COUNSELING  

Il Counseling è una disciplina che si occupa principalmente di benessere. Tutto quello che il Counselor fa è rappresentato dall’ascoltare e dal mettere in opera una comunicazione tanto efficace quanto rispettosa ed autentica nei confronti del Cliente (Mucchielli, 1987). Quando la comunicazione diventa a due vie e mette in atto una circolarità comunicativa, allora l’ascoltatore diventa anche interlocutore e l’interlocutore diventa ascoltatore (Watzlavick  e  Coll., 1967). Tutto avviene in un piano di parità ed è a questo punto che scatta la magia.  La comunicazione consente al Counselor di entrare nel mondo e nella visione del mondo del Cliente, arriva al suo linguaggio profondo, entra nella sua modalità comunicativa e questo consente al Cliente di fare ricerca interiore e trovare soluzioni alternative e nuove modalità per affrontare i propri disequilibri. Quando tutto questo accade, l’interlocutore entra necessariamente in una situazione di ascolto interiore profondo, aiutato da uno stato di coscienza che aiuta e favorisce il processo di “guarigione” (Cuttica, 2004).

     Ma cosa è esattamente uno stato di coscienza modificato (s.c.m.)?

     E’ uno stato assolutamente naturale, che è diverso dallo stato di veglia, è diverso dallo stato di sonno ed è molto simile ad uno stato di “dormiveglia”. È una condizione che rende la persona molto recettiva rispetto agli stimoli esterni e sviluppa la creatività. Condizione quest’ultima che predispone alla ricerca di soluzioni ai disequilibri e alla disadattività (Erickson, 1980). 

     Dal punto di vista della Comunicazione possiamo dire che tutta la nostra vita è caratterizzata da una serie di connessioni e di sequenze comunicative intra e interpersonali che, momento dopo momento, si susseguono e si avvicendano dando un senso a quello che facciamo, pensiamo e agiamo (Polster, 2007).

 Sequenza momento/momento

      È il concetto che Fritz Perls (1977) ha codificato attraverso la definizione di “continuum di consapevolezza”.      Significa che quello che ci accade e che accade in generale è rappresentato da una serie di momenti, uno di seguito all’altro, che presentano connessioni che fanno sì che le cose accadano una dietro l’altra. 

     Le sequenze che possiamo definire “allentate” sono rappresentate da momenti che si susseguono senza un particolare obbligo di consequenzialità logica. Quando ad esempio ci troviamo tra amici, è facile che tutte le cose che diciamo e che ci passano per la testa si susseguano senza particolari conseguenze: rappresentano semplicemente il nostro stile comunicativo e non vi è obbligo sequenziale.

     Le sequenze “serrate”, invece, hanno una consequenzialità. Sono in pratica direzioni dei discorsi che seguono la regola della sequenzialità. E qui, al contrario, vi sono delle conseguenze.

     Immaginiamo un gruppo di crescita in attesa del conduttore: le persone parlano tra loro del più e del meno, senza particolari riferimenti, come se si trovassero nel salotto di casa propria a trascorrere dei momenti simpatici con gli amici. E questo è il caso delle sequenze allentate. Quando arriva il conduttore che afferma di voler iniziare, ecco che le cose cambiano. Da quel momento le persone si esprimono in modo più consapevole, più mirato, più attento, e tutte le cose che in quel modo verranno affermate avranno una conseguenza. E questo è invece il caso delle sequenze serrate. 

     Il Counselor, trovandosi di fronte al proprio Cliente, cercherà di individuare la direzione dialogica di interesse per lui, momento dopo momento, e dovrà scegliere, tra le varie direzioni che il Cliente stesso propone, quale sia quella da favorire effettivamente. Quando il Counselor segue, momento dopo momento, la direzione del discorso che la persona in quel momento esprime con maggiore emozione, allora seguirà la direzione giusta. Quando seguiamo tali sequenze, allora il Cliente approva e lo esprime attraverso dei “si” di conferma (Dea, 2012).  E quando egli dice “si”, questa è l’autorizzazione a seguire ed evidenziare il momento successivo. E tutto questo, infine, ha un effetto ipnotico, che predispone la persona a seguirci in quel cammino che poi, in realtà, è il suo. Quando avviene tutto questo è perché si è instaurata nel Cliente una condizione di s.c.m. che, come dicevamo prima, rappresenta un momento di ascolto, di introspezione e di lavoro di ricerca profonda.

 Sequenza evento/evento

    Gli eventi si collegano grazie alle storie. E la vita è fatta di storie. E le astrazioni della vita diventano concrete attraverso le storie. Ciascuno di noi ha delle convinzioni e dei valori che determinano dei comportamenti. E i comportamenti contribuiscono a creare delle storie.

     Nel Counseling si fa in modo di trasformare le astrazioni, cambiando le storie. Come fare questo? Portando il Cliente a pensare che le proprie storie sono sempre interessanti, perché rappresentano parti della sua vita e della sua esistenza. Molte persone non comprendono questo e, proprio per questa ragione, svalutano gran parte del proprio sé. Le storie, in realtà, sono sempre interessanti. Ed è compito del Counselor accentuare le parti più interessanti e positive delle trame.

     Quando una persona si trova in uno stato di sofferenza, si concentra solamente sull’evento che la ha determinata e cancella, mandandolo nello sfondo, tutto il resto. Quando invece ci rendiamo conto di tutto il resto e che c’è molto altro nella propria vita, allora la sofferenza si diluisce e si attenua. Quando tutto questo si realizza, allora cambia lo stato, inteso come stato d’animo, e vi è la polarizzazione sugli aspetti positivi degli eventi e, di nuovo, si viene a creare uno s.c.m. che accompagna beneficamente nell’esplorazione del benessere

     Molte persone, inoltre, raccontano sempre le stessa cose, dimenticando spesso quanto altro di buono vi sia in altre storie.

     Sentir dire “….. in quell’occasione non mi sono sentito bene…” non è una buona storia, perché vi è una genericità nel racconto che non porta da nessuna parte. “Sono scoraggiato”, oppure “Sono arrabbiato”, oppure “ Sono felice” diventa una buona storia perché traspare una assunzione di responsabilità in quello che viene detto.

     È fondamentale che facciamo sempre in modo che il nostro interlocutore si accorga che stiamo ascoltando. E, ahimè, molte persone parlano e non si accorgono che stiamo ascoltando!

 Connessione persona/persona

      Questo tipo di connessione è scandita dal concetto di “confine di contatto”.  Il contatto Counselor - Cliente può essere rappresentato dalle posture, dal contatto visivo, dal semplice parlare o ascoltare, perfino dal toccare. Quando il contatto avviene nel modo giusto, allora diventa entusiasmante. E ci sono forme di contatto rispettoso che sono buone e straordinariamente sane. Ancora una volta, quando ci troviamo in perfetta sintonia con una persona, allora entriamo in s.c.m. Quando il Counselor crea tutto questo, allora sta creando le ideali condizioni di efficacia che questa disciplina, grazie alla comunicazione profonda, può portare.

     Se in una seduta il nostro Cliente parla senza guardarci in viso, possiamo pensare che questo è il massimo che egli possa fare in quel momento. Stando ai dettami della Gestalt più ortodossa potremmo chiedergli: “Perché non mi guardi?” Ma questa potrebbe essere un’invasione, un nostro atto, in realtà, di ingordigia comunicativa e non creerebbe certamente una buona connessione persona/persona.

     Se, invece, un Cliente ci dovesse chiedere cosa potrebbe fare quando si trova in difficoltà, allora potremmo rispondergli di immaginare semplicemente cosa potremmo dirgli di fare se fossimo al suo fianco.          E questo non creerebbe dipendenza come la Gestalt ortodossa tende ad affermare (Perls 1980). Si tratterebbe semplicemente di creare una confluenza sana! E una sana confluenza è una delle più belle cose che possiamo creare. È uno stato anch’esso di coscienza modificata che fa ritrovare benessere e tranquillità.

     Se conosciamo noi stessi, questo ci può aiutare a conoscere e a capire meglio gli altri. Solo in questo caso possiamo parlare di empatia.

     Un gruppo, invece, è fatto di individui e diventa a un certo punto una cosa unica, straordinariamente omogenea. Se facciamo una battuta, tutti ridono, come se si trattasse di una persona sola. E anche questo avviene grazie ad uno stato ipnotico che unisce tutti in un’unica entità e grazie alla connessione persona/persone.

Connessione sé/sé

  Perls (1977) parlava di Top Dog e Under Dog, riferendosi a due parti di noi, una delle quali è dominante rispetto all’altra.

  Ciascuno di noi può essere suddiviso in molti sé che rappresentano una vera popolazione di tali entità, che a volte si contraddicono.

   Potrebbe capitare, ad esempio, che un maschio, rappresentante di una mentalità da macho, ci chiedesse di aiutarlo a manifestare il pianto. E’ un modo per comunicarci che in sé vi è un conflitto tra la parte più  maschile e quella più femminile. È una richiesta di farlo entrare, attraverso uno s.c.m., ad un dialogo interiore tra le due parti che, evidentemente, hanno necessità di riconoscersi e di comunicare.

     Questo dello scontro interiore è un fenomeno nel quale il Counselor si imbatte molto frequentemente. Il compito da attuare in questi casi è quello di aiutare il Cliente a creare una forma di dialogo interno tra le varie parti, o i vari sé, che si fronteggiano e creano conflitti interiori. Il magico dialogo, invece, che si può creare all’interno della persona, potrà avvenire grazie ad uno s.c.m. che si creerà man mano che il dialogo si avvia e porta alla soluzione del conflitto.

      Tutto questo per dire che gli s.c.m. sono fenomeni nei quali, durante lo svolgimento della professione del Counseling, avvengono in modo assolutamente spontaneo, proprio come accade nella vita quotidiana, quando ci troviamo con i nostri interlocutori in una condizione di comunicazione profonda.

 

PNL

La PNL, o Programmazione Neuro Linguistica, è uno strumento operativo che consente di creare nelle persone schemi mentali nuovi e strategie nuove (Programmazione) che si sviluppano nel nostro cervello (Neuro) attraverso l’ uso del linguaggio (Linguistica).
La PNL  non si limita a facilitare questo processo, ma ci permette anche di minimizzare o di eliminare del tutto l’ influsso di esperienze passate, creando e installando al loro posto stati mentali nuovi.
Alcune persone, invece, pensano di persistere in situazioni a loro note, evitando di cambiare schema, e ottenendo per questa ragione i risultati disagevoli che hanno sempre ottenuto.
In pratica si parte dal presupposto che è fondamentale pensare che se una cosa non funziona, basta provare a farne un’ altra di diversa per ottenere risultati diversi e non fermarsi.

Ciascuno di noi vive il mondo e l’ ambiente in cui si trova, a modo proprio, certamente influenzato dalle esperienze personali  e dalle conseguenti convinzioni che ciascuno si crea. Tutto questo si definisce mappa, che è in pratica la rappresentazione mentale che ciascuno di noi si fa del mondo. Ed è altrettanto vero che la mappa non è il territorio, ma semplicemente l’ immagine che ci facciamo del mondo stesso. La vera abilità è rappresentata dalla capacità che possiamo acquisire non tanto di cambiare il territorio, quanto quello di modificare la nostra mappa mentale. È infatti inimmaginabile che il mondo possa cambiare in funzione nostra, mentre è molto più realistico ed efficace pensare che siamo noi che possiamo modificare le nostre modalità nei confronti dell’ ambiente che ci circonda, ottenendo in questo modo dei risultati molto più apprezzabili e soddisfacenti. Se ci pensiamo, infatti, sono le specie più adattabili e flessibili quelle che sopravvivono e che sono sopravissute nel corso dell’ evoluzione del mondo!
La PNL si occupa quindi di trovare un modo personalizzato e individuale di modificare la propria mappa, le proprie convinzioni e i propri comportamenti per ottenere i risultati che desideriamo, diventando così persone di successo.

Ogni ambiente ha dei codici comportamentali e comunicativi che possiamo definire “programmi” o “copioni”, che hanno il potere di determinare il nostro modo di essere nei confronti di tutto ciò che ci circonda.
La sequenza dei nostri comportamenti è determinata dagli obiettivi che ci prefiggiamo, dalle azioni che mettiamo in atto per ottenerli, e dai risultati che infine raggiungiamo. La vita è fatta di risultati e ciascuno di noi compie le azioni in base ai programmi che ha.
Quando manteniamo sempre gli stessi codici comportamentali, otteniamo necessariamente sempre gli stessi risultati. E se i risultati ottenuti non ci soddisfano, va da sé che dovremo modificare i nostri comportamenti. La PNL si occupa proprio di questo: porta le persone a modificare i programmi personali, in modo da ottenere agevolmente risultati migliori e più soddisfacenti.

Uno degli assunti principali della PNL afferma che, a seconda del momento che stiamo vivendo, influenzati dai nostri schemi mentali o dall’ ambiente esterno, noi possiamo trovarci in uno stato (d’ animo) positivo  e quindi benefico, o negativo e quindi portatore di malessere. Lo stato in cui ci troviamo determina le decisioni che prenderemo ed è la condizione psico-fisica in cui ci si trova in un certo momento. La mappa è influenzata da tale stato. Altrettanto importante, quindi, lavorare per imparare a modificare il nostro stato, al fine di poterci mettere in azione in modo positivo e sicuramente portatore di benessere.

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COACHING

Il Coaching, come il Counseling, si occupa di aiutare la persona a raggiungere un proprio obiettivo di benessere, utilizzando le proprie capacità e le proprie risorse. A differenza del Counseling, il Coaching è meno incline a soffermarsi sulla parte emotiva del Cliente, ed è molto più direttivo e rivolto all’ottenimento del risultato e della soluzione, rimanendo fortemente aderente all’obiettivo prefissato. 

 

Etimologicamente la parola “Coach” ci rimanda al carro/carrozza, il primo veicolo atto a trasportare una persona o un gruppo di persone da un luogo di partenza a quello desiderato.

In tempi più recenti, il concetto di Coaching ha assunto un significato più ampio e generalizzato, emergendo come metodo di formazione più efficace dei tradizionali.

La Psicologia del Coaching intende la pratica come  “un processo volto a migliorare il benessere e le prestazioni in ambito personale/professionale e per cui orientato all’obiettivo, non al problema”

Il Coaching quindi, nel rispetto del suo tradizionale significato, si presenta come una metodologia fortemente incentrata al risultato, focalizzandosi sia sulle azioni, sia sugli aspetti relazionali-comunicativi.

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Le competenze del Coach

Il Coach:

  • Stabilisce e mantiene una relazione di fiducia con il cliente, gli assicura uno spazio sicuro e una relazione di supporto che lo aiuti a crescere, scoprire, trasformarsi.

  • Percepisce, afferma ed espande il potenziale del cliente: il coach riconosce e aiuta il cliente ad acquisire consapevolezza e a valorizzare il proprio potenziale.

  • Ascolta con empatia e partecipazione: il coach dà piena attenzione a parole, sfumature, segnali non verbali nella comunicazione del cliente, riuscendo ad ascoltare anche oltre ciò che egli riesce concretamente a verbalizzare.

  • Lavora nel presente: il coach elabora le informazioni che riceve dal cliente a livello mentale, corporeo, emotivo e/o spirituale nel modo più appropriato.

  • Esprime impegno, direzione, intenzione e idee.

  • Riduce/elimina confusione o incertezze, nel cliente, favorendo la comprensione e la sicurezza del cliente.

  • Aiuta il cliente a elaborare e mantenere obiettivi ben definiti.

  • Crea di un contesto che consente l’emergere di idee, opzioni e opportunità.

  • Aiuta il cliente a identificare e mettere in atto le relazioni, gli strumenti, i sistemi e le strutture di cui ha bisogno per perfezionare e sostenere il suo progresso.

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