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Il Counselor e il suo ruolo nei percorsi di recupero: perché è una figura preziosa anche nelle dipendenze.

di Luisa Rettore


casa di comunità

Abstract

Il Counselor all'interno delle comunità di recupero è in grado di accompagnare le persone nel loro percorso attraverso la relazione, l'ascolto accogliendo le emozioni anche quelle più difficili da esprimere.



Chi si avvicina al mondo delle comunità di recupero dalle dipendenze spesso conosce bene la figura del medico, dello psicoterapeuta o dell'educatore. Più raro è trovare il Counselor, una figura ancora poco conosciuta, ma che può rivelarsi insostituibile nel percorso di chi affronta una dipendenza.

Il Counselor, grazie ai suoi strumenti come l'ascolto attivo, l'astensione dal giudizio e l'empatia, entra in contatto con le persone là dove più ne hanno bisogno: nella loro storia personale, nei bisogni rimasti inascoltati, nel dolore che troppo spesso viene nascosto dietro una dipendenza. Questa figura non si sovrappone agli altri professionisti della salute, ma offre un accompagnamento unico e quotidiano, particolarmente utile nelle comunità o nei percorsi residenziali.

Perché il Counseling è efficace? Una questione di bisogni umani.

Per comprenderlo, possiamo partire dalle teorie fondamentali che spiegano come si forma e si struttura la persona.

Sigmund Freud, pioniere della psicoanalisi, ci ha insegnato che la mente umana è composta da più livelli: l'inconscio, con i suoi desideri nascosti e le emozioni represse; il subconscio che si trova sotto al livello di coscienza, ma che comunque influenza pensieri, azioni e comportamenti; e il conscio, che rappresenta ciò di cui siamo consapevoli. L'Es, l'Io e il Super- Io, che regolano i nostri impulsi, la razionalità e il senso morale. Questi elementi interagiscono continuamente, influenzando riflessioni e condotte, talvolta creando conflitti interiori che, se non affrontati, possono generare sofferenza.

Molte delle persone che cadono nella dipendenza portano dentro di sé conflitti non risolti, ferite antiche, traumi che non hanno trovato uno spazio di elaborazione. L'inconscio, secondo Freud, trattiene questi contenuti dolorosi, ma essi emergono comunque, magari sotto forma di comportamenti distruttivi o compulsivi.

A metà del Novecento, Paul MacLean, con la sua teoria dei "tre cervelli", ha spiegato come dentro ognuno di noi convivano istanze diverse:

·       Il cervello rettiliano, legato agli istinti di sopravvivenza e reazione immediata;

·       Il sistema limbico, sede delle emozioni e dei legami affettivi;

·       La neocorteccia, che ci permette di pensare, progettare, essere consapevoli.

Il percorso di crescita personale è proprio l'integrazione armoniosa di queste tre parti. Tuttavia, chi ha vissuto in ambienti familiari carenti, violenti o privi di sicurezza affettiva, spesso non riesce a sviluppare questa integrazione.

Infine, Abraham Maslow, psicologo umanista, ha illustrato la famosa piramide dei bisogni. Alla base  troviamo  i  bisogni  primari  (cibo,  acqua,  sicurezza),  poi  quelli  affettivi  (amore, appartenenza), fino ai bisogni più elevati come l'autostima e l'autorealizzazione. Se i bisogni più basilari restano insoddisfatti, la piramide non riuscirà a completarsi.

Immaginiamo una persona che, da bambina, non ha ricevuto amore, riconoscimento, sicurezza. Crescerà con una fragilità interiore che la renderà più vulnerabile ai richiami delle dipendenze. Non perché è debole, ma perché cerca, in modo disperato, di colmare quei vuoti.

Dipendenze: quando i bisogni restano vuoti

Chi vive una dipendenza, spesso porta con sé una lunga storia di bisogni non soddisfatti. A volte si tratta di bisogni primari trascurati nell'infanzia, altre volte di mancanza di affetto, riconoscimento o sicurezza. Il risultato? Un vuoto interiore che la persona tenta di colmare con una sostanza, un comportamento compulsivo o una dipendenza.

La dipendenza, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, è una malattia complessa che coinvolge corpo e mente. Non è solo questione di volontà o carattere debole, come purtroppo ancora si sente dire. È la conseguenza di un percorso personale che si è inceppato, spesso molto prima del primo contatto con una sostanza.

I bisogni ignorati o frustrati possono riguardare la sfera biologica (mancanza di cure, malnutrizione, trascuratezza fisica), quella psicologica (assenza di amore, bassa autostima, insicurezza) o quella sociale (isolamento, esclusione, mancanza di appartenenza). Quando questi bisogni restano inascoltati, la persona si trova a cercare sollievo o compensazione attraverso modalità che, nel tempo, possono trasformarsi in dipendenza.

Il Counselor: un aiuto concreto e quotidiano

Ed è qui che il Counselor entra in gioco. Non sostituisce il terapeuta, né si occupa direttamente della "cura" in senso medico. Ma svolge un compito fondamentale:

  • Ascolta le persone, senza giudicarle, creando uno spazio sicuro dove possono raccontarsi.

  • Accoglie le loro emozioni, anche quelle più difficili o negate.

  • Accompagna la persona nel ripercorrere la propria storia, aiutandola a individuare quei bisogni rimasti inespressi.

  • Restituisce valore, mostrando che ogni persona ha dentro di sé le risorse per cambiare, anche quando non ci crede più.

counselor in comunità

Nelle comunità dove il suo intervento è previsto, il Counselor è presente lungo l’intero arco della giornata, anche nei momenti più delicati: la sera, la notte, i momenti di solitudine o di crisi. Non sempre le persone sono pronte a parlare "a comando". A volte, il bisogno di aprirsi arriva all'improvviso, e il Counselor c'è.

Immaginiamo una comunità terapeutica. Durante il giorno si svolgono attività strutturate, ma è soprattutto nelle ore di pausa o serali, quando cala il silenzio e affiorano i pensieri, che spesso emergono ricordi, paure, fragilità. Il Counselor è lì, disponibile, pronto ad ascoltare, a contenere, a sostenere.

Il suo lavoro è anche quello di "srotolare il nastro" della vita della persona: ascoltare i racconti, individuare insieme i bisogni non soddisfatti, comprendere come questi si sono trasformati in sofferenza o dipendenza. Questo processo aiuta a fare chiarezza, a costruire un nuovo senso di sé e ad avviare un cambiamento reale.

Una volta che le ha raccolte, il Counselor trasmette queste informazioni al team terapeutico, affinché il lavoro psicologico e medico possa essere più mirato e profondo.

La tendenza attualizzante: ogni persona può evolvere

Come Counselor, mi ispiro al pensiero di Carl Rogers, padre dell'approccio centrato sulla persona. Rogers parlava di tendenza attualizzante, quella forza interiore che spinge ogni essere umano a crescere, migliorare, realizzare il proprio potenziale.

Credo fermamente che anche chi ha vissuto la dipendenza porti dentro di sé questa spinta evolutiva. A volte è sepolta sotto il dolore, la vergogna o la paura. Ma c'è.

Chi lavora con le persone che affrontano le dipendenze sa quanto sia importante credere in questo potenziale, anche quando sembra nascosto. Il Counselor è colui che, con pazienza e rispetto, aiuta la persona a riscoprire questa forza, a coltivarla, a renderla il motore del cambiamento.

Non si tratta di fare miracoli o di offrire soluzioni prête à porter. Si tratta di accompagnare la persona in un viaggio complesso, fatto di alti e bassi, in cui ogni piccolo passo è un traguardo. Ascolto, empatia, presenza quotidiana: questi sono gli strumenti che fanno la differenza.

In fondo, ogni persona ha dentro di sé ciò che serve per evolvere. Il Counselor è lì solo per aiutare e, con rispetto e discrezione, illuminare il cammino.


Bibliografia

Freud, S. (1901). Psicopatologia della vita quotidiana. Torino: Bollati Boringhieri.

Freud, S. (1917). Introduzione alla psicoanalisi. Torino: Bollati Boringhieri.

Maslow, A. H. (1973). Motivazione e personalità. Roma: Armando Editore.

MacLean, P. D. (1995). Il cervello del vertebrato. Evoluzione e funzioni. Milano: Franco Angeli.

Rogers, C. R. (1970). La terapia centrata sul cliente. Firenze: Giunti Barbera.

Rogers, C. R. (1970). Un modo di essere. Firenze: Giunti Barbera.

Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina.

Winnicott, D. W. (1974). Gioco e realtà. Roma: Armando Editore.



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📌158. Ben-Essere Live: Passi verso il cambiamento: il Counselor nella comunità di recupero



Luisa Rettore

Luisa Rettore

Professional Counselor umanistico esistenziale.


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